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Cartelle cliniche, selfie, documenti di identità, credenziali di accesso a PayPal: sul dark web è possibile acquistare tutto il necessario per mettere in atto frodi basate su identità false, spesso a prezzi irrisori.
Uno dei fenomeni più diffusi nell'underground digitale è il doxing, ovvero la diffusione non autorizzata di dati personali. L'obiettivo? Sfruttare queste informazioni per ottenere profitti facili, vendendole a individui senza scrupoli che le utilizzeranno per commettere truffe e reati informatici.
Il furto d’identità non è una novità, ma ciò che sorprende è il costo a cui vengono venduti questi dati: si va da pochi centesimi fino a centinaia di euro, a seconda della tipologia e del valore delle informazioni.
Doxing: un rischio sottovalutato
Nonostante la pericolosità del fenomeno, molti continuano a sottovalutarlo. Un'indagine rivela che il 43% dei millennials italiani ritiene improbabile il furto dei propri dati, con alcuni che si considerano persino "troppo noiosi" per attirare l'attenzione degli hacker. Tuttavia, l’interesse dei criminali non riguarda la personalità della vittima, ma le sue informazioni finanziarie e personali: numeri di carte di credito, account PayPal e documenti d’identità sono risorse preziose per chiunque voglia compiere frodi nascondendosi dietro un’identità rubata.
Per comprendere il reale valore dei dati personali sul mercato nero, sono state analizzate le offerte attive su dieci forum e marketplace della darknet a livello internazionale. I risultati rivelano prezzi sorprendentemente bassi: meno di 50 centesimi per credenziali di accesso a servizi in abbonamento o informazioni identificative (nome, cognome, codice fiscale, data di nascita e numero di telefono), mentre immagini di documenti come patenti e passaporti vengono vendute a meno di 50 euro.
Le informazioni più preziose sono le credenziali degli account PayPal, il cui prezzo oscilla tra i 42 e i 418 euro. Ancora più inquietante è la presenza di cartelle cliniche in questi archivi: si trovano già a partire da 84 centesimi, con un valore massimo di appena 25 euro.
Negli ultimi anni, la digitalizzazione ha reso sempre più accessibili molti aspetti della nostra vita, inclusi quelli più privati, come la salute. Il numero crescente di violazioni dei dati ha amplificato i rischi per gli utenti, ma ha anche spinto molte organizzazioni a rafforzare le misure di protezione. In particolare, le piattaforme social hanno compiuto significativi progressi nella sicurezza, rendendo più difficile il furto di account.
Questa ricerca evidenzia l’importanza di essere consapevoli del fatto che i propri dati sono altamente richiesti e possono essere sfruttati per scopi illeciti, indipendentemente dal proprio profilo online. Anche chi non possiede grandi somme di denaro, non esprime opinioni controverse o non è attivo sui social può essere una potenziale vittima.
Internet ci ha offerto un’enorme libertà di espressione e condivisione, ma è essenziale ricordare che la nostra presenza online non è privata: è più simile a parlare ad alta voce in una strada affollata, senza sapere chi ascolta o come potrebbe reagire.
Non significa che dovremmo cancellare tutti i nostri account, ma piuttosto comprendere i rischi e prepararci ad affrontarli. La strategia migliore è acquisire consapevolezza sulle informazioni che sono pubblicamente accessibili, rimuovere ciò che si può e prendere il controllo della propria identità digitale. Un’azione semplice, ma che richiede impegno.
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