La rivoluzione dell’IA parte dai banchi: il piano educativo cinese

A sei anni, sanno già scrivere le prime righe di codice. A dieci, costruiscono robot con sensori e intelligenza artificiale di base. A dodici, partecipano a competizioni nazionali di programmazione. In Cina, il futuro non è domani: è oggi, ed è scritto nel linguaggio dell’algoritmo.
Il governo cinese ha scelto una rotta chiara: rendere l’intelligenza artificiale una materia fondante del percorso scolastico fin dalle elementari. Una decisione che riflette un’ambizione precisa: fare della Cina il leader globale dell’IA entro il 2030. E per farlo, serve iniziare dai banchi di scuola.
L’IA entra nei programmi scolastici
Dal 2018, il Ministero dell’Istruzione cinese ha cominciato a introdurre corsi di IA in centinaia di scuole elementari e medie, in un progetto pilota poi esteso a livello nazionale. Nelle aule, tra lavagne digitali e tablet, gli studenti non solo imparano cos’è un’intelligenza artificiale, ma la mettono in pratica. Si cimentano con il coding, costruiscono piccoli robot, apprendono le basi del deep learning.
I libri di testo dedicati all’IA sono già una realtà per milioni di studenti. Le lezioni, spesso condotte da insegnanti formati in collaborazione con aziende tech, mirano a sviluppare il pensiero logico, la creatività e l’abilità di risolvere problemi complessi: competenze chiave per il mondo del lavoro che verrà.
L’alleanza tra Stato e big tech
Il progetto non è solo scolastico: è sistemico. Colossi come Baidu, Tencent e Alibaba sono partner attivi di questo grande esperimento educativo. Offrono piattaforme, software educativi, kit didattici e organizzano competizioni su scala nazionale.
Ogni anno si svolgono centinaia di gare di robotica e coding nelle scuole, dove migliaia di giovani mettono alla prova le proprie abilità in scenari sempre più realistici. Alcuni vincono borse di studio, altri entrano nei radar delle aziende prima ancora di diplomarsi.
Educazione o pressione?
Il modello, però, non è privo di critiche. Alcuni esperti sottolineano come questa spinta verso l’innovazione tecnologica rischi di aumentare lo stress sui bambini e limitare l’apprendimento umanistico. “Il rischio è che si crei una generazione tecnicamente brillante ma poco abituata al pensiero critico indipendente”, avverte un docente universitario di Pechino.
Altri, invece, vedono in questa strategia un esempio da seguire. In Occidente, l’educazione all’IA è ancora frammentaria e spesso relegata a iniziative extracurricolari. In Cina, è parte integrante del piano educativo nazionale.
Il futuro in miniatura
Guardando questi bambini cinesi mentre programmano e creano, si ha la sensazione che stiano già vivendo in un tempo che altrove è ancora immaginato. Per la Cina, il futuro dell’intelligenza artificiale non è solo una questione economica o geopolitica: è una sfida educativa. E si gioca oggi, tra i banchi di scuola.
Una cosa è certa: nella corsa globale all’intelligenza artificiale, Pechino ha messo il turbo. E ha deciso di partire dai più piccoli.
© 𝗯𝘆 𝗔𝗻𝘁𝗼𝗻𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗖𝗮𝗺𝗶𝗹𝗼𝘁𝘁𝗼
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