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Un esempio rilevante a tal riguardo è quello dell'informatica, la cosiddetta computer science, a partire dal dualismo hardware/software che caratterizza non solo la ricerca e le applicazioni tecniche informatiche, ma anche uno specifico ordine di genere in base al quale suddividere gerarchicamente l’organizzazione del lavoro e le competenze tra uomini e donne. Tale configurazione tecnica e di genere accompagna lo sviluppo dell’informatica moderna come dimostra l’esperienza delle prime donne programmatrici nell’ambito del progetto Eniac (Electronic numerical integrator and computer), il primo computer elettronico della storia costruito negli Usa per scopi vari durante la seconda guerra mondiale.
Fu progettato e costruito alla Moore School of Electrical Engineering, una ex scuola universitaria dell'Università della Pennsylvania, per il Ballistic Research Laboratory, un ex centro di ricerca dell'esercito degli Stati Uniti d'America, e fu presentato ufficialmente il 16 febbraio 1946.
L'ENIAC poteva essere programmato per eseguire sequenze complesse di operazioni tra cui loop, branch e subroutine. Diversamente dai computer a programma memorizzato che esistono quest'oggi, l'ENIAC era costituito da un ampio sistema di calcolatrici elettroniche. Esse presentavano programmi a codifica fissa con tabelle di funzioni contenenti ciascuna 1200 interruttori a dieci vie.
L'operazione di mappatura di un problema sulla macchina era estremamente complessa e poteva richiedere diverse settimane di lavoro. A causa delle complessità insite in quest'operazione, i programmi erano in genere modificati dopo un grande numero di test del programma corrente[9]. Una volta che il programma era stato definito su carta, il processo di inserimento dello stesso nell'ENIAC, attraverso la manipolazione di interruttori e cavi, poteva richiedere diversi giorni. Questa fase era seguita da un periodo di verifica e debugging, facilitato dal fatto che l'ENIAC era in grado di eseguire programmi un passo alla volta.
Le sei programmatrici primarie dell'ENIAC, Kay McNulty, Betty Jennings, Betty Snyder Holberton, Marlyn Wescoff, Fran Bilas e Ruth Lichterman, non solo determinarono come dare i programmi in pasto alla macchina, ma svilupparono anche una profonda conoscenza del funzionamento interno della stessa. Le programmatrici appresero come effettuare operazioni di debugging e manutenzione infilandosi all'interno della struttura dell'ENIAC per individuare valvole e collegamenti danneggiati.
Le ENIAC Girls
Le programmatrici, sopra citate, sono spesso ricordate come le prime “ENIAC Girls”. Furono selezionate da un gruppo di circa 200 “computatrici” che studiavano alla Moore School of Electrical Engineering presso l'Università della Pennsylvania. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando le altre computatrici furono sostituite dai soldati di ritorno dal fronte, le ENIAC Girls continuarono a lavorare sul progetto però il loro contributo non fu mai celebrato ufficialmente. Durante la conferenza stampa del 1946 dedicata alla presentazione dell'ENIAC al grande pubblico americano le programmatrici non ottennero alcun riconoscimento[13]. Molte delle programmatrici non furono invitate alla celebrazione del cinquantenario dell'invenzione dell'ENIAC.
Herman Goldstine selezionò le programmatrici dal bacino di computatrici che si occupavano di calcoli balistici tramite l'utilizzo di calcolatrici da tavolo e dell'analizzatore differenziale. Sotto la direzione di Herman e Adele Goldstine, le programmatrici studiarono gli schemi elettrici e la struttura fisica dell'ENIAC. Infatti per programmare l'ENIAC era necessario agire sugli interruttori e il sistema di cavi della macchina. All'epoca la programmazione era considerata un compito di natura impiegatizia e quindi poco qualificato. McNulty, Jennings, Snyder, Wescoff, Bilas e Lichterman furono però celebrate nei decenni successivi per il loro contributo allo sviluppo dell'informatica.
L’esperienza delle “ENIAC girls” permette di considerare il genere non come semplice variabile statistica impiegata per misurare le asimmetrie tra uomini e donne, ma come un potente costrutto ideologico che ha caratterizzato lo sviluppo storico dell’informatica come campo tecnico e professionale. Avvicinare le donne ai percorsi di studio e lavoro tecnoscientifici è solo uno dei passi da compiere per abbattere lo stereotipo pervasivo secondo il quale le donne non sarebbero "portate" per la scienza e la tecnologia. Addentrarsi nell’analisi di genere di campi disciplinari e organizzativi come l’informatica, è un compito non facile, ma necessario per evitare di rafforzare un altro stereotipo: quello per cui il problema sarebbe solo delle donne.
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