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Ultimamente, ho aiutato un mio cliente a gestire gli aggiornamenti delle app, le patch del sistema operativo, la sicurezza, i backup e la pulizia del suo computer di lavoro. Questa persona mi ha confessato che preferirebbe tornare ai tempi in cui c’erano solo carta e penna. Ovviamente ha riconosciuto la superiorità del suo computer nello svolgere alcuni compiti, ma ha ammesso anche di non riuscire proprio a stare dietro alle minacce informatiche. E per un momento ho pensato che ce l’avrebbe fatta, dal momento che abbiamo parlato a lungo dell’argomento.
Evitare il porno online e le app sospette non è sufficiente; nel 2022, l’elettronica non dà grandi sorprese come un tempo, va detto però che i dispositivi connessi a Internet sono ormai una tendenza che va per la sua strada e non possiamo tirarci indietro. Semplicemente non possiamo evitare di vivere in un mondo ultra-connesso e si avverte la necessità di adottare delle misure di protezione adeguate.
Avendo il grande compito di comprendere i meccanismi, voglio andare oltre i limiti della cybersicurezza e capire come le nostre necessità a livello personale, aziendale e quelle di altre aziende, più altri aspetti, influiscano sull’essere umano e sul modo di percepire il mondo.
Risultati: più dati = più fughe di dati e più stress
Dal momento che le persone immagazzinano sempre più dati, e riceviamo sempre più notizie di fughe di dati o di altre problematiche relazionate alla sicurezza informatica, lo stress inerente a questi aspetti può diventare cronico. I consumatori si stressano anche perché non sanno come proteggersi adeguatamente dalle minacce online, e lo stress aumenta quando non si sa come usare certe tecnologie o come gestire tutto ciò che riguarda la cybersicurezza nel complesso. Le misure di sicurezza del passato che si affidavano anche al buonsenso non sempre vanno bene per il mondo odierno.
Una grande percentuale di utenti internet afferma di essere preoccupato per le problematiche inerenti alla cybersicurezza: le notizie che riguardano le fughe di dati provocano in loro un certo stress e, secondo gli esperti, lo stress frequente può causare ancora più problemi per il cliente medio. “La pressione quotidiana, fastidiosa e in costante aumento, la tensione che proviamo quando non riusciamo a gestire certe situazioni della vita” è ciò che provoca la maggior parte dei disturbi legati allo stress: come spiega Heidi Hanna, direttrice esecutiva dell’American Insitute of Stress. La situazione si fa ancora più grave quando “non siamo capaci di adattarci ai cambiamenti, e i cambiamenti sono presenti di continuo quando si ha uno stile di vita fortemente digitale, in un mondo sempre connesso a Internet come quello moderno”.
Sovraccarico tecnologico
Quasi la metà dei consumatori coinvolti nella ricerca ha indicato che la maggiore fonte di stress sono le password. Nella fascia di età tra i 16 e i 24 anni, il 46% hanno difficoltà nello scegliere password sicure e nella loro gestione.
Dal momento che è molto facile ormai craccare certe password e che riutilizzare una password su molti account è estremamente rischioso, vi consigliamo caldamente di affidarvi a un password manager estremamente efficacie e blindatissimo: il vostro cervello.
Il cliente non ha tutti i torti
Un alto livello di cyberstress purtroppo è spiacevole: tuttavia, i timori dei consumatori sono giustificati. Negli ultimi anni ci sono stati problemi relazionati alla sicurezza informatica. E, ancor peggio, nell'ammettere di aver affrontato una o più problematiche di questo tipo.
Poca fiducia
A causa delle numerose fughe di dati (e della paura che circonda queste situazioni), i consumatori stanno diventando sempre più circospetti e hanno sempre minor fiducia nella capacità delle aziende e delle soluzioni di sicurezza nel proteggere le loro informazioni. Un cliente su cinque (il 22%) afferma che nessun settore è affidabile e la maggior parte non ha fiducia nei programmi di password manager, che invece servono proprio per aiutare i consumatori a proteggere i propri dati.
Non sono assolutamente a favore di una fiducia cieca nelle aziende; anzi, ho sempre sposato l’idea di documentarsi adeguatamente prima di affidare i propri dati a un servizio (e i test indipendenti servono proprio a questo, ad aiutare il consumatore a scegliere). I test indipendenti assicurano semplicemente l’efficacia delle funzionalità di un determinato sistema da adoperare.
Fiducia mal riposta
È curioso, le persone sembrano disposte ad affidare i propri dati a terzi, che possono essere di fiducia o no, che possono o non possono avere cura delle informazioni, che possono o non possono sapere quali siano le migliori pratiche in termini di cybersicurezza. In molti sono quelli che condividerebbero username e password del proprio dispositivo con il partner e la stessa percentuale riguarda la condivisione con il partner delle risposte alle domande di sicurezza.
Sebbene i consumatori siano sempre più consapevoli dei rischi, non hanno idea di come proteggere i dispositivi. E dal momento che non sanno come gestire la propria vita digitale, in molti si sentono sopraffatti al sol pensiero di dover parlare di cybersicurezza.
Cosa possiamo fare a riguardo?
Innanzitutto i consumatori devono prendere in mano la situazione ed adoperarsi a cercare una soluzione di sicurezza a tutto tondo come qualcuno (competente e fidato) che si assuma l’onere di proteggere tutti i dispositivi dalle minacce complesse. Dall’altro lato, le compagnie del settore possono aiutare i consumatori con l’informazione e l’educazione, mostrando loro che la cybersicurezza non è necessariamente un tema che genera stress (ed è ciò che faccio in questo blog). I consumatori che posseggono queste conoscenze perderanno ogni timore e si sentiranno spronati a migliorarsi, il che ha come conseguenza positiva la creazione di un mondo più sicuro e crea un circolo virtuoso con le altre persone che li circondano.
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