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Quando pensiamo agli attacchi hacker, la mente corre immediatamente a computer, internet e crimini digitali del XXI secolo. Tuttavia, il primo episodio documentato di hacking è avvenuto ben prima dell’avvento del computer, nel lontano 1903, e ha avuto come protagonista nientemeno che Guglielmo Marconi, l'inventore del telegrafo senza fili.
Il contesto dell'evento
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All’inizio del XX secolo, Marconi stava sperimentando la sua innovativa tecnologia di trasmissione senza fili, che prometteva di rivoluzionare il mondo delle comunicazioni. Nel giugno del 1903, una dimostrazione pubblica doveva evidenziare le potenzialità di questa nuova tecnologia. L’evento si tenne presso la Royal Institution di Londra, un luogo emblematico per la scienza e la tecnologia del tempo.
Durante la dimostrazione, Marconi e il suo collaboratore John Ambrose Fleming intendevano trasmettere un messaggio senza fili da una stazione situata in Cornovaglia alla sala gremita di spettatori illustri. L’obiettivo era convincere il pubblico della sicurezza e dell’affidabilità del sistema.
L’intrusione inaspettata
Ma qualcosa di inatteso accadde. Poco prima che la dimostrazione iniziasse, gli strumenti nella sala iniziarono a ricevere messaggi strani. Una sequenza di versi umoristici in codice Morse interruppe la trasmissione programmata. Tra le battute, fu addirittura incluso il nome di Marconi, rendendo evidente che qualcuno aveva deliberatamente interferito.
Il responsabile fu presto identificato: Nevil Maskelyne, un illusionista e inventore britannico. Maskelyne era noto per il suo scetticismo nei confronti delle affermazioni di Marconi sulla sicurezza del telegrafo senza fili. Utilizzando un trasmettitore a onde radio situato vicino alla sala, riuscì a compromettere la dimostrazione pubblica, dimostrando che il sistema non era immune a intrusioni.
Le motivazioni di Maskelyne
Maskelyne aveva più di un motivo per mettere in difficoltà Marconi. Oltre allo scetticismo scientifico, si dice che Maskelyne fosse mosso da interessi economici e rivalità personale. Suo padre, infatti, aveva lavorato nel campo delle telecomunicazioni ottiche e nutriva dubbi sul predominio della tecnologia di Marconi.
Il suo attacco non fu solo una burla: fu una dimostrazione pratica delle vulnerabilità dei sistemi di comunicazione senza fili. Maskelyne voleva mettere in guardia il pubblico e gli investitori sul fatto che le trasmissioni via etere non fossero esenti da rischi di intercettazione o sabotaggio.
L’impatto dell’evento
La beffa del 1903 scosse Marconi e i suoi sostenitori, ma ebbe anche un effetto positivo. Portò maggiore attenzione sul tema della sicurezza nelle comunicazioni, un aspetto che rimane cruciale anche oggi. Quell'episodio rappresentò una prima lezione sul fatto che ogni innovazione tecnologica porta con sé rischi che vanno affrontati e mitigati.
In retrospettiva, l'attacco di Maskelyne può essere visto come un antesignano degli attacchi informatici moderni, dove hacker e ricercatori mettono alla prova le tecnologie emergenti per evidenziarne i punti deboli. All’epoca, però, l’evento rappresentò una combinazione di ingegno, spettacolo e audacia, caratteristiche che Maskelyne condivideva con molti hacker moderni.
L'incidente del 1903 ci ricorda che il progresso tecnologico è sempre accompagnato dalla necessità di garantire la sicurezza e l’etica delle sue applicazioni. La storia dell'attacco al telegrafo senza fili di Marconi è un esempio affascinante di come persino le prime tecnologie di comunicazione abbiano attirato l’interesse di individui pronti a testarne i limiti, inaugurando l’era del confronto tra innovatori e provocatori.
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